Perchè il bisogno di cambiamento può congelarci?

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Alzi la mano chi non conosce un eterno indeciso.Una persona indecisa e’ una persona che ha mille paure che la bloccano, ne limitano in maniera drammatica la fase decisionale e ciò che emerge e’ uno stato di stallo. Fermo, immobile. In attesa che qualcuno o il destino decisa al posto suo.

L’amletismo, l’impossibilità di decidere, contrariamente a quanto si crede non è scolpito nel nostro Dna. 
Indecisi non si nasce, si diventa. 
L’incertezza che ci porta a trasformare qualunque scelta, anche banale, in una dramma esistenziale è l’ultima tappa di un percorso tortuoso e innaturale che nasce da un cattivo uso del pensiero.
l’indeciso cronico utilizza molto spesso frasi che lo “giustificano” della sua posizione ma che non fanno che rafforzarne lo stato: “non posso farci niente, sono indeciso di natura. Dopo quello che ho passato, sfido che ho paura di scegliere! Se sono indeciso, è perché sono più responsabile e più serio degli altri. Non so decidermi perché non so cosa voglio. Da questa scelta dipende tutta la mia vita.”
Indecisi a tutto, ci dibattiamo nelle eterne paludi del dubbio, rimandiamo, soffriamo, ci maceriamo nella non azione e nelle non scelte. 
L’indecisione: un virus sempre più diffuso, malattia sociale e sentimentale che ci rende imbelli, mediocri, incapaci di determinare. 
Una malattia tipica di una società del benessere che sembrerebbe prospettarci una varietà sconfinata di opzioni, fra le quali il più delle volte finiamo invece con il non scegliere nulla, in uno zapping continuo di ipotesi che poi regolarmente non vanno in porto. 
Un atteggiamento nevrotico molto italiano (“L’Italia è l’antica terra del dubbio”, scriveva Massimo d’Azeglio), una passività che attanaglia più gli uomini che le donne, più le persone con un titolo di studio elevato, più chi vive al Centro Nord che non al Sud.
E neppure l’amore fa il miracolo.Gli innamorati dichiarano di voler cambiare ma la stanchezza e la paura del cambiamento raggela.

Nel cambiamento dichiarato, ma di fatto evitato, ciò che domina incontrastata e’ la menzogna. Una parte di noi vuole cambiare, ma un’altra parte, che spesso viene nascosta, ci imprigiona in un categorico no. Così continuiamo a mentire, a proclamare “voglio cambiare!” ma a rimanere sempre fermi, senza prendere posizione.
Da qui la passività logorante fatta di rabbia e paure. Da qui l’incapacità di dare spazio ad un percorso come momentaneo spostamento dal luogo dell’ambiguità e superamento della non scelta.
Per trovarsi nella profondità del proprio essere occorre sfidare la morte simbolica, la perdita di qualcosa accettando e tollerando dolore e spaesamento.
Non possiamo dichiararci adulti finché non ci poniamo con coraggio di fronte alla tragica scelta di un si è di un no, a posizione chiare, aperte, pronte ad essere svelate e coraggiose nell’attacco.
Il permanere nella paura del vuoto, ci consegna alla sopravvivenza e non alla vita, al bisogno di dominare e al terrore del futuro. Finché quel vuoto viene evitato non può sorgere la speranza del domani. Il cambiamento e’ un piccolo grande salto che è luogo di paura ma anche di speranza.

 

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